giovedì 12 aprile 2012

the loveR

Ho capito quanto fosse vuota la mia casa la prima volta che hai varcato la soglia per andartene.
Da quella volta, il mio piccolo appartamento, di poco più 100mq, mi sembra una grande villa del '700, con le infinite stanze da ballo senza un mobile, senza luce... solo con lampadari effimeri che probabilmente illuminavano poco o niente. La mia cucina, somiglia all'enorme sala da pranzo del Re, con il tavolo lungo metri, che fa sentire distanti km le persone che si siedono a capotavola. Che per parlare, hanno bisogno di urlare, perchè il vuoto che riempie la stanza sopprime le parole. La mia casa è così grande che non riesco nemmeno a riconoscere le stanze o le vie d'uscita. Ogni giorno ne trovo una, ma poi la perdo di vista di nuovo. I soffitti sono così alti da far venire le vertigini e se mi metto sdraiata per terra a guardare gli affreschi, sono troppo lontani per poterne cogliere l'essenza. E poi il pavimento di marmo è freddo, freddissimo. Non serve a niente riscaldare gli ambienti; sono troppo grandi e il calore si disperde sempre, in quelle piccole fessure delle finestre vanitose, che si sentono importanti per la loro grande imponenza. Che ti guardano con l'aria cattiva e maliziosa di chi ti invita ad allontanarti, più che avvicinarti. E la luce che emanano è sempre fioca. Quei vetri sono in grado di filtrare la maggior parte dei raggi solari.
Per non parlare dei colori: distese di bianco e beige, orribili. E i quadri che dovrebbero ravvivare l’ambiente, sono tutti ritratti di grandi lord che mettono i brividi. E poi sono tutti da restaurare ancora, ma non ci sono abbastanza soldi per farlo…
Il giardino, infine, è una vasta distesa di erba non curata, senza nessun albero o aiuola. L’unico fiore che c’era l’hai calpestato tu andandotene via.
Gli inverni sono insopportabili e le estati, anche se ci sono 40 gradi fuori, sono comunque fredde: non smetto mai di indossare sciarpe, cappelli e calzini… il calore proprio non lo sento.
Il vuoto di queste stanze è incolmabile: anche se invito tante persone, dai larghi vestiti da ballo, mi sembra di passare fra i fantasmi e sento la nostalgia che mi preme addosso. La nostalgia per il sole, i campi di fiori, i sorrisi, il vino, i colori e i semplici e banali baci sotto la pioggia estiva.
Poi però succede qualcosa di dolce, quando dalle grandi finestre ti vedo arrivare a casa.
Nonostante i tuoi pochi kg, i tuoi modi di fare soavi, gli abiti scuri e categoricamente aderenti, sei in grado di riempire questa sublime casa reale di colori. Dal momento in cui entri, si trasforma nell’appartamento più grazioso e confortevole che abbia mai visto. E la temperatura è sempre mite, come quella di metà primavera che fa venir voglia di vivere un altro po’. Stare seduti a tavola, sul divano, per terra: è uguale, perché se ci sei tu allora è tutto più interessante, più vivibile.
Il vuoto che infesta tutti gli ambienti, sei in grado di colmarli.. e nessun altra persona è mai riuscita come te. Le tue piccole ossa si fanno sentire in tutta la casa, occupano ogni spazio libero senza soffocare mai.
Possiamo anche solo guardarci o non farlo affatto. Possiamo restare in silenzio uno di fronte all’altro o essere di spalle. Posso sentire il tuo odore, la tua risata, le tue parole non dedicate a me mentre ci troviamo ai lati opposti  della stanza o dell'appartamento, ma non importa: il tuo calore e la tua grandezza si sentono sempre, anche se non riusciamo ad incontrarci, seppur nella stessa casa.
Potrei vivere nel posto più asettico e grande che esista, ma con la tua presenza, tutto prenderebbe un'altra forma. E non avrei più bisogno di circondarmi di stupidi oggetti, abiti o colori per sentirmi più a mio agio.
Non voglio ossessionarti o farti richieste difficili, ma che ne pensi di venire a vivere da me? Giusto un po' di tempo, giusto prima di andartene di nuovo via...

E nel contratto non lo scrivo, ma se ogni tanto vuoi abbracciarmi, per me andrebbe benissimo.

1 commento:

  1. La prima volta che mi apristi la porta per farmi entrare in casa tua sentii di aver trovato un rifugio.
    Il tuo piccolo appartamento, col numero giusto di stanze perchè Riccioli d'Oro e gli Orsi possano vivere tutti insieme, aveva tutta l'aria di essere stato costruito ed inaugurato con l'intenzione di essere accogliente. Una specie di casetta in Canadà, non sconfinata ma bella davvero.
    La cosa che mi piace di più è che c'è un intero angolo riservato esclusivamente ai fiori. Non sono disseminati per il corridoio, in vasi sopra mensole di legno stipate di statuette o negli angoli più lontani dalle porte, e nemmeno relegati all'esterno, in un giardino, lasciati alle cure misericordiose del tempo atmosferico e cronologico, e per vederli devi scendere apposta o rischi che passino giorni interi prima di ricordarti quanto sono colorati.
    Per non parlare di te. La tua presenza vivace ed irrequieta, i tuoi silenziosi passetti in calzini, la spola da una stanza all'altra, sempre con le braccia cariche di cose da indossare su cui mi chiedi un parere ed io che devo ricordarmi come si fa ad essere imparziali perchè tutto ti sta benissimo addosso, oppure dal divano al frigorifero, sempre con qualcosa da mangiare che mi offri e rifiuto quasi per partito preso.
    Non voglio ossessionarti o farti richieste difficili, ma che ne pensi di venire a vivere da me? Giusto un po' di tempo, giusto prima che tu mi mandi via...

    E nel contratto non lo scrivo ma.. se ogni tanto volessi abbracciarti, per te andrebbe bene?

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